Rangierbahnhof Limattal

Rangierbahnhof Limattal

Si al sostegno finanziario, no al trasferimento: le Camere hanno voltato le spalle a un’efficace politica di trasferimento del trasporto merci e ciò potrebbe avere gravi conseguenze.

sg. La votazione del 21 marzo 2025 ha concluso la revisione totale della legge sul trasporto di merci (LTM) da parte del Parlamento. Se, da un alto, questa legge va a sostenere la migrazione verso l’accoppiamento automatico digitale (DAC) dei vagoni merci e mette a disposizione per un certo periodo un sostegno finanziario al traffico a carri competi isolati (TCCI), dall’altra manca di un orientamento ben definito. Invece di consolidare in modo durevole il ruolo della ferrovia, essa continua ostinatamente a perseguire l’autosufficienza economica e, nonostante l’impegno di Pro Alps, non contempla alcun obiettivo di trasferimento.

Trasporto merci in Svizzera – quo vadis?

Pro Alps si è impegnata sin dall’inizio in questo procedimento politico, puntando a riprendere anche nel traffico interno quanto ha dato buona prova di sé nel traffico attraverso le Alpi: definire un chiaro obiettivo di trasferimento, da perseguire con una ferrovia forte e supportata da mezzi di promozione adeguati. Uno smantellamento del TCCI avrebbe conseguenze drammatiche: sino a 650’000 ulteriori corse di autocarri sulle nostre strade, di cui 50’000 attraverso le Alpi. Cifre che non considerano la crescita del 30 – 50 percento prevista entro il 2050 che, senza un ulteriore sforzo di trasferimento, avverrebbe prevalentemente su strada, a scapito della tutela della salute e dell’ambiente, ma anche della sicurezza degli approvvigionamenti e della resilienza della logistica svizzera.

Un barlume di speranza – subito soffocato

Per un momento, si è potuto sperare che la legge avrebbe ripreso un obiettivo di trasferimento: il Consiglio nazionale aveva infatti accolto un paragrafo suggerito dall’ex presidente di Pro Alps Jon Pult, che chiedeva di aumentare la quota del trasporto merci per ferrovia. Una prospettiva che ha però spaventato Economiesuisse e l’associazione svizzera dei trasportatori stradali ASTAG, che non hanno esitato a dipingere scenari catastrofici, ricevendo aiuto dall’attività di lobby svolta dalle FFS tramite le autorevoli associazioni del trasporto pubblico. Un’alleanza a prima vista assurda, ma che trova una propria giustificazione: le FFS volevano liberarsi da ogni vincolo per ridimensionare la propria filiale FFS Cargo, tanto da far respingere anche il tentativo di prevedere almeno una stabilizzazione della quota del traffico merci su ferrovia. Morale della storia:
ferrovia e strada hanno congiuntamente sepolto l’obiettivo di trasferimento delle merci, con buona pace della popolazione e dell’ambiente.

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